Πανδωρα [Pandora] | 2024

Πανδωρα [Pandora]

E se la seduzione ci permettesse di "guardare il male" per riappropriarcene?
Questa domanda è la genesi dell'opera. Sono cresciuta, come le generazioni di donne prima di me, con innumerevoli condizionamenti sul significato dell'essere donna, una donna accettata dalla società e per questo soggetta a repressione di tutti quei pensieri e comportamenti ritenuti sgradevoli poichè fastidiosi per l'altro.
L'arte fotografica è stata il primo modo per comunicare quello che avevo dentro, quello che mi sentivo costretta a reprimere per adeguarmi ai quei canoni di perfezione ormai interiorizzati. Ho selezionato dal mio archivio fotografico una serie di immagini scattate in momenti specifici e le ho racchiuse dentro un "vaso di Pandora". Tutte le immagini (di rabbia, di tristezza, di dolore, di trasgressione, di paura, di solitudine, di malinconia, di inquietudine, di odio, di lutto) sono nascoste la scatola nera, a rappresentare l'ombra e per guardarle è necessario entrare nell'opera e interagire con essa. Lo spettatore può scegliere di interagire ulteriormente con l'opera, scegliendo un'immagine che le/gli risuona e modificandola come meglio ritiene (con gli strumenti a disposizione, con altri che potrebbe avere con sè, o anche semplicemente con le mani), ponendo poi l'immagine nella scatola bianca, che ad inizio esposizione sarà vuota.
La scatola bianca è un nuovo vaso di Pandora, dove "tutti i doni" prendono nuova forma, in un processo interattivo dove la conoscenza e l'elaborazione permettono l'accettazione delle proprie parti nascoste; la seduzione dell'ombra ci permette di guardarla davvero, non più di reprimerla, e di portarla alla luce, integrandola in noi. La scatola bianca vuole racchiudere una nuova forma di me, grazie allo spazio dell'interpretazione dello spettatore, una nuova forma del concetto di donna, di uomo, di esseri umani, scevra dai preconcetti e dal peso del giudizio.