infinitomenouno | 2010
∞−1 (infinitomenouno) è un’opera in tre parti che indaga e rende visibili i meccanismi delle “cose che accadono”.
A livello tecnico è una proiezione generativa di un archivio fotografico in divenire. È una rappresentazione visiva di “esperienze” e dei modi in cui esse sono accadute in passato, stanno accadendo nel presente, accadranno in futuro e non accadranno mai.Le tre parti dell’installazione sono tre sguardi differenti, tre metaforiche lunghezze focali che inquadrano infinite interazioni tra diversi eventi (esperienze, relazioni, volti, occhi, sguardi e memorie); ogni immagine simboleggia le scelte che ci troviamo davanti ogni giorno, frutto a loro volta di altre scelte, o semplicemente per “caso”: sono il percorso che scegliamo di intraprendere per dare forma a noi stessi.
Il trittico è unito da un filo sottile: il processo.
È “uno e trino”, collega i tre sguardi su un terreno comune mentre crea la singolarità di ogni sua parte. Il processo è ciò che permette all’opera di esistere, di svilupparsi e di alludere all’infinito (altrimenti sarebbe solo un database fotografico).
L’opera è sviluppata esclusivamente in ambito digitale: 0 e 1, dati binari, presenza e assenza. Queste caratteristiche complementari del codice binario, materia di genesi per il processo, sono presenti anche nelle immagini: grazie alla luce e alla sua assenza il mezzo fotografico è in grado di tradurre gli impulsi luminosi in dati binari, permettendo l’interazione delle immagini nel processo, fondendosi in un unico corpo che “ritorna alla luce” mediante la proiezione. Il codice fotografico e quello informatico diventano in questo modo complementari, creano un ciclo continuo sia visivo, sia riflessivo attorno alla multimedialità dell’opera.
∞−1 (infinitomenouno, "infinity-minus-one") is a three stage art piece that investigates and renders visible the mechanisms of the "things that happen".
At a technical level it is a generative projection of an ongoing photographic archive. It is a visual representation of "experiences" and of the way they have happened in the past, are happening in the present, will happen in the future or may never happen.
The three stages of the installation are of three different expressions, three metaphorical focal lengths that frame infinite interactions between different events (experiences, relationships, faces, eyes, glances and memories): each image symbolises the choices we are faced with every day, that are each subject to other choices, or simply "by chance": they are the path we choose to undertake to shape ourselves.
The triptych is united by a thin line: the process.
It is "three in one", it connects the three looks on common ground while creating the singularity of each part.
The process is what allows the work to exist, to develop and to allude to the infinite (otherwise it would only be a photo database).
The work is developed exclusively within the digital environment: 0 and 1, binary data, presence and absence. These complementary characteristics of the binary code, as the genesis for the process, are also present in the images: thanks to the light and its absence the photographic medium is able to translate the luminous impulses in binary data, enabling the interaction of the images in the process, merging into a single body that "returns to the light" through the projection. Thus, the photographic and computer codes become complementary, they create both a visual loop, and a reflexive loop around the multimedia of the work.